A Limbiate l’ultimo saluto a Luca Attanasio nel giorno dei funerali dell’ambasciatore italiano ucciso in Congo.
La comunità di Limbiate si stringe attorno alla famiglia di Luca Attanasio nel giorno dei funerali dell’ambasciatore italiano ucciso in Congo in un assalto da parte di un commando di guerriglieri.
Limbiate, i funerali di Luca Attanasio
I funerali si sono svolti al campo sportivo di Limbiate, che ha accolto centinaia di persone che hanno occupato gli spalti ovviamente nel pieno rispetto delle norme contro la diffusione del coronavirus.
L’Arcivescovo di Milano: “Le parole più difficili da trovare sono quelle per la moglie e le figlie”
“Le parole più difficili da trovare sono quelle per la moglie e le figlie, e credo che la parola più significativa è quell’oasi di celebrare la messa e chiedere al Signore di consolare i vivi e accogliere nella sua gloria colui che è andato via così“, ha dichiarato l’Arcivescovo di Milano al suo arrivo al campo sportivo. “L’ho conosciuto solo fugacemente quando è venuto a trovarmi prima del mio viaggio in Congo ma soprattutto ho avuto la testimonianza dei nostri missionari, della gente che ho visto in Congo che sentivano in lui un alleato per tutte le opere di solidarietà di promozione umana che caratterizzano in generale la presenza delle nostre comunità cristiane“, ha proseguito l’Arcivescovo come riportato dalla RAI.
La moglie di Attanasio, “Ci siamo fidati delle Nazioni Unite”
La moglie di Luca Attanasio ha parlato ai microfoni de il Corriere della Sera puntando il dito contro l’Onu che, secondo la ricostruzione della donna, avrebbe assicurato all’ambasciatore italiano una protezione che poi non avrebbe ricevuto.
“Luca è stato invitato dal Programma alimentare mondiale per una visita su un progetto del Pam per le scuole. Era previsto che organizzassero tutto loro. Ha domandato: Chi si occupa della sicurezza e di tutto?. Hanno risposto: Ci pensiamo noi alla sicurezza”.
“Luca non ha mai viaggiato senza pensare alla sicurezza. Anche chi è nella scorta fa il proprio lavoro, contatta il posto, chiede informazioni. Erano sempre attenti. Sono stati respinti altri inviti perché, a fronte della richiesta, non c’erano mezzi per la sicurezza. Questa volta ci siamo fidati, tutti si sono fidati di un’istituzione come le Nazioni Unite”.